Origini della missione redentorista in Madagascar
Nessuno nasce cristiano ma lo si diventa.
Nessuno nasce santo ma lo si diventa.
Nessuno nasce missionario ma lo si diventa! Nonostante che in una rilettura si professi e si promulghi che “sin dal seno di mia madre” ero chiamato ad essere cristiano, missionario e santo.
Durante lo studentato a Sant’Angelo a Cupolo (Bn) dal 1955 al 1959, la visita di qualche nostro missionario redentorista in Perù donò la carica ad un gruppetto di studenti che diede vita al “Proclama peruviano”.
Tutti eravamo presi dal desiderio di partire per il Perù. Ma non fu questo il piano di Dio e della Congregazione. Il Perù venne abbandonato e, subito dopo, su richiesta dei Vescovi delle terre di missione, la Congregazione (Provincia Napoletana) accettò la Missione in Madagascar nella diocesi di Diego-Suarez il cui Vescovo, mons. Jean Wolff, ne aveva fatto domanda al Rev.mo P. Generale, p. William Gaudreau, durante la sua permanenza a Roma, al tempo del Concilio Vaticano II (1962 -1965).
Durante l’anno 1966, anche se mi avevano affidato la carica di Segretario del Santuario di San Gerardo, riuscii a trovare il tempo per leggermi le varie Encicliche Missionarie, e prepararmi spiritualmente e psicologicamente alla grande avventura missionaria che sentivo ormai alle porte. Ve le cito, non per stancarvi, ma per dare un’occasione ad altri di avventurarsi al seguito di Gesù Redentore.
Esse sono:
- Maximum illud di Benedetto XV;
- Rerum Ecclesiae di Pio XI;
- Evangelii Precones e Fidei Donumdi Pio XII;
- Princeps Pastorum di Giovanni XXIII;
- Decreto del Concilio Ad Gentes.
Infine fu la messa a punto della lingua francese, appresa un pochino durante le medie, ma non praticata, a Marsiglia in una comunità redentorista, che poi in fin dei conti, la si studiò in una parrocchia della città insieme al p. Luigi Pentangelo. Il terzo candidato era p. Carmine Manuli che andò a Parigi, ma si ammalò.
Distolto dal dottore, continuò la sua attività missionaria in Italia. Dopo neppure due mesi fummo richiamati in Provincia per prepararci alla partenza per un Paese sconosciuto, destinazione Diego-Suarez, e all’oscuro di tutto.
Dopo ancora qualche mese di lavoro e di preparativi, ecco finalmente scoccare l’ora dell’addio “alla Patria, alla famiglia, agli amici, al benessere” per iniziare il lunghissimo viaggio verso il Madagascar partendo il 15 Ottobre 1967 da Roma, via Bruxelles-Atene-Entebbe-Nairobi- Tananarive dove arrivammo il 17 Ottobre. All’aeroporto ci venne incontro p. Laurent della congregazione del Santo Spirito, cappellano delle associazioni cattoliche “IBalita” e “TAK”, di stanza nella capitale, delegato dall’Arcivescovo di Diego Suarez.
Restammo con lui due o tre giorni, prima di reimbarcarci su unvolo dell’Air Madagascar, alla volta di Diego – Suarez ove fummoalloggiati in episcopio. A novembre, fu indetto il Sinodo Diocesanoche si svolse nella cittadina di Joffre-ville, al quale noi pure fummoinvitati a parteciparvi. Fu una grazia per noi, sia per la lingua francese sia per la pastorale.
Terminato il Sinodo, riprendemmo l’aereo per raggiungere la casa dei Padri Gesuiti nella cittadina d’Ambositra ove ritornammo sui banchi di scuola per apprendere la lingua malgascia insegnata dal p. Mangiapane coadiuvato da insegnanti autoctoni.
Terminata la scuola e l’esame per poter confessare in linguamalgascia, il nostro Vescovo, mons. Albert Tsiahoana, ci permise di visitare il sud e poi c’inviò a fare degli stage missionari nellacittadina di Fenerive Est per tre mesi e poi nella cittadina di Andapa per un mesetto, dovendo trovarci tassativamente a Diego-Suarez per l’inizio dell’anno scolastico e catechetico. Qui il Vescovo ciassegnò due parrocchie differenti: p. Pentangelo a Tanambao insiemea due sacerdoti malgasci, ed io alla Cattedrale ove c’era un folta comunità di Padri del Santo Spirito e vi rimasi fino al mese di febbraio ‘69. Quindi raggiunsi il p. Luigi Pentangelo a Tanambao, quartiere periferico di Diego-Suarez.
Dopo la Pasqua del 1969 arrivò il p. Giambattista Battaglia e potemmo estendere la nostra azione pastorale-missionaria prendendoci cura di due villaggi di campagna: Anamakia eAntongombato oltre all’insegnamento della religione nel collegio dei Fratelli Maristi, l’avvicinamento dei Creoli provenienti dall’isolade La Réunion, con una messa in francese, riunione nei 12 quartieri della città, una alla settimana, e tante altre attività pastorali.
Nel frattempo arrivarono i rinforzi nelle persone dei pp. Padovano Giovanni, Edmondo Redi, Fr. Stefano Avagliano; i pp. Vincenzo Martone e Giovanni Di Maio restarono per un certo tempo a Tanambao. Poi, su richiesta dell’Arcivescovo, p. Luigi partì perVohemar, sulla costa nord-est, seguito a ruota dal p. Padovano, che nel 1974 sciamò su Ampanefena, zona agricola e di allevamento. Questi, figlio di contadini, si diede da fare in questi due campi ma anche nell’edilizia, costruendo una casetta in muratura per lacomunità ed un’altra in legno per i piccoli seminaristi. Fu seguito nel1975 da p. Di Maio e poi dal p. Pentangelo, mentre p. Redi e in seguito ipp. Martone e Battaglia andarono ad Ambilobe fino a dopo Pasqua del1977. Qui, il Provinciale del tempo, p. Giuseppe Capone mi chiese diprendere il loro posto e vi rimasi con Pp Redi fino all’anno ‘80.
Su domanda dello studente in teologia Vincenzo Famà, ordinato diacono ad Ampanefena, accettai di farlo ordinare sacerdote nella mia parrocchia il 23/03/1980. In questo stesso anno lasciammo Ambilobeper ripiegare su Vohemar e costituire una sola comunità redentoristapiù consistente.
Nel frattempo fr. Stefano, ed i pp. Redi e Padovano rientrarono in Italia. Nell’ 82, mons. Albert mi volle ad Ampanefena per coadiuvare il p. Luigi avanzato negli anni, indebolito per le lunghe tournées e per la malattia. Lo raggiunsi il 1° aprile dell’82 subito dopo il passaggio del ciclone del 18 marzo che allagò la cittadina, spargendo morte e devastazione. Restammo insieme fino all’84 dedicandoci, senza risparmiarci, alle tournées nei paesetti di campagna nel nord e nel sud della missione, quando aggravandosi lo stato di salute del p. Luigi, quest’ultimo rientrò in Italia.
Dopo la sua partenza, restai per qualche tempo con il p. Di Maio ep. Battaglia che collaborarono per le tournées più vicine e la pastorale parrocchiale. Durante questo periodo, si costruì un grande salone per i catechisti che oltre ad essere luogo di riunione, avevaanche la funzione di refettorio e dormitorio. Ad Ampanefena si diede inizio alle prime adozioni scolastiche, ma non riscossero successo. Ciò che invece prese piede, tanto da continuare ancora oggi, fu la pratica dei primi nove venerdì del mese voluta dagliispettori-catechisti e da noi approvata sotto la condizione dellaperseveranza; questa vide la partecipazione di una folla immensaproveniente da tutti gli angoli della missione. Grazie allo zelo ditutti i confratelli che si sono succeduti nel servizio pastorale di questa parrocchia, possiamo asserire che questa pratica è diventatauna missione popolare permanente che ha portato e porta i suoi fruttiancora oggi.
Nell’ottobre del 1989, chiusa la missione di Ampanefena, i Superiori Maggiori mi assegnarono a Vohemar come primo responsabile della missione, per sostituire il p. Martone, inviato a Tanà come Prefetto degli studenti e anche come Superiore e Parroco di Mandroseza e Alasora. Dal 1989 al 2000 si ripresero le tournées nella brousse(iniziate dal p. Pentangelo arrivato sul posto nel 1971) e la costruzione di edifici per opere sociali: dispensari, scuole, pozzi, asfalto di strade, adozioni scolastiche a distanza.
Il 9 ottobre 1994, dopo il disastroso ciclone Nadia che distrusse interamente la cittadina di Vohemar e anche la nostra casa e chiesa, fu ordinato il primo sacerdote redentorista malgascio: p. Tsimanarisoa Pascal. Il numero dei confratelli autoctoni aumentava, e ciò ci permise di aprire altre missioni, tra queste una nell’estremo Sud, a Vondrozo, nella diocesi di Farafangana. Che il Signore benedica la nostra Missione Malgascia che ormai è sul punto di diventare Vice-Provincia, in quest’anno giubilare della presenza redentorista nell’Isola Rossa.
p. Vincenzo Sparavigna CSSR