Nel luglio 1734, Alfonso Maria de Liguori, il fondatore della nascente Congregazione dei Missionari del Ss. Redentore, espresse l’ansia che lo tormentava fin nell’intimo della coscienza a mons. Falcoia e al p. Pagano:
“Disse in Napoli il sig. d. Matteo Ripa che, prima dell’Indie vi è il Capo di Buona Speranza, dove sono molte genti idolatre e dove non ci va niuno ad insegnar la Fede. Si domanda, se è obbligato di andarci chi ha questa notizia…”. La risposta fu un sostanziale no: “potrete contribuire assai meglio a quelli soccorsi per quelle grandi, e somme necessità, senz’andar voi, per ora…”.
La risposta certamente lasciò di stucco Alfonso, ma senza dubbio ciò che continuò a martellare nel suo cuore e nella sua mente fu quel “per ora…” ; fu profezia, fu speranza, fu forza ispirativa. S. Alfonso non varcò mai le sponde della penisola italiana, tuttavia i suoi scritti attraversarono l’Europa e i suoi figli realizzarono nel tempo quel sogno! Il Madagascar è stato da 50 anni la sfida missionaria dei redentoristi della provincia napoletana.
Il mondo occidentale ha vissuto con una rapidità impressionante le gigantesche trasformazioni introdotte dalla diffusione massiccia delle moderne comunicazioni telematiche. Tutto in tempo reale ed un occhio alle realtà lontanissime della terra. Un tasto permette di conoscere e di comprendere risposte a quesiti inediti e soluzioni immediate. Il virtuale s’insinua al posto del reale… tutto assume una connotazione nuova… il lavoro, le relazioni, l’economia, la politica, le sfide culturali si impongono con sensi repentini e diffusione capillare.
Quando ci si imbatte in regioni della terra dove mancano le risorse per il soddisfacimento di bisogni fondamentali, ci si accorge anche che le accelerazioni di benessere di una parte opulenta di esseri umani ha determinato anche il rallentamento della gran quantità di abitanti del mondo. Anche il Madagascar, la grande isola dell’oceano Indiano, diventa l’immagine di un popolo che con tutte le forze si pone in movimento per poter raggiungere traguardi considerevoli, ma si comprende anche che le remore e le zavorre e gli impedimenti sono il vero ostacolo ad un percorso di integrale sviluppo della cultura, dell’economia, della politica e che persino l’evangelizzazione deve fare i conti con i ritardi, le paure, blocchi ancestrali che non liberano la parte migliore di un popolo e di una chiesa, piuttosto la bloccano in un pericoloso e sterile immobilismo.
Come Missionari Redentoristi, consapevoli della sfida legata al carisma dell’evangelizzazione e della promozione umana, abbiamo da sempre ricercato una progettualità missionaria scevra da ogni proselitismo ma attuatrice di quei valori umani e di percorsi educativi che, a partire dalla salvaguardia della salute fisica e di una sana educazione, ha posto i pilastri educativi per migliaia di bambini dei nostri centri missionari.
Le scuole, l’assistenza sanitaria, le donne sole, la formazione dei giovani, l’accoglienza delle vocazioni alla vita comunitaria redentorista, e, d’altro canto, la collaborazione dei laici, tutto questo è significato la sfida della missione in Madagascar. Qui, in Italia, nelle parrocchie affidate alle comunità Redentoriste e comunque animate dall’azione missionaria, le parole del patriarca Bartolomeo che papa Francesco ha riportato nella lettera enciclica Laudato si’ (n 9) sono diventate progetto e percorso pastorale «passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza».
La missio ad gentes ha rianimato percorsi, ha riavvicinato i lontani, ha sensibilizzato le comunità. Le Costituzioni della Congregazione ci ricordano: “Diventare segno di speranza per i poveri: è questa la nostra vocazione. Ma questo sarà possibile solo se abbiamo un tenore di vita realmente povero, conforme a quello della gente che dobbiamo evangelizzare” (Cost. 65).
Un percorso di decenni che ha visto il progressivo sviluppo dell’impegno non solo dei missionari ma di tutte le comunità della provincia redentorista dell’Italia Meridionale. Moltissimi i laici che hanno contribuito a realizzare percorsi cristiani ed umani; la generosità di giovani confratelli e la forte testimonianza di provetti missionari ha dato volto ad una Unità della Congregazione che si è posta in dialogo con tutti i redentoristi francofoni dell’Africa. Fino a sperimentare (purtroppo per poco) un noviziato interprovinciale, ed un frequente scambio di conoscenza con la provincia napoletana.
Per promuovere l’espansione del ministero dell’evangelizzazione e di un servizio creativo che s’incarni sempre più nella diversità culturale, il 16 marzo 2006 il P. Generale p. Joseph W. Tobin, in seguito alla richiesta formulata dal Provinciale del tempo, ha approvato l’erezione dello stato di Regione della Missione del Madagascar (Prot. N. 02002 015/05).
Certamente la tentazione di lasciarsi ingannare dalle strutture e dagli apparati potrebbe far tralasciare il reale andamento delle persone, papa Francesco ricorda il rischio di una “pastorale che porta a prestare maggiore attenzione all’organizzazione che alle persone, così che ci entusiasma più la “tabella di marcia” che la marcia stessa” (Evangelii Gaudium 81), con questa vigilanza la risposta vera alla sfida evangelizzatrice è passata non nella potenza di opere realizzate, né nella sontuosità di progetti visibili, ma nella profondità di una prossimità con i più poveri ed abbandonati.
I redentoristi in un atteggiamento di comprensione e di ascolto hanno cercato di animare una realtà sociale particolarmente complessa e problematica. Non sono stati inutili i tentativi di valorizzare l’azione dei laici che in moltissimi villaggi riescono a mantener viva la fede con la catechesi e la preghiera, preparando l’azione pastorale dei missionari.
Davvero l’impegno redentorista in Madagascar ha espresso una pagina memorabile di storia dell’evangelizzazione. La Congregazione ha visto crescere le vocazioni e le comunità e naturalmente impegni nuovi spingono verso sfide più attuali ed energiche in rapporto alla Dottrina sociale della chiesa e ad un impegno etico capace di trasfigurare in maniera significativa, attraverso la carità, la presenza dei cristiani nella società.
Credere significa anche ridare fiducia e opportunità a quanti lottano e sperano nella Copiosa Redemptio, un sussulto di umanità che trova nel Vangelo la sua piena realizzazione ed è quello che fanno i redentoristi da 50 anni in Madagascar!
p. Antonio De Luca C.SS.R.
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