Il mal d’Africa
Papa Francesco sostiene che: “La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare storia”. In verità non potremmo celebrare questo felice anniversario, questi cinquant’anni di presenza redentorista in Madagascar, senza ripercorrere“ una storia fatta di solidarietà”.
Centro e culmine di questa fantastica storia di evangelizzazione, che ancora oggi continua, è la Provvidenza vista come intervento misterioso e fantasioso di Dio che agisce per vie apparentemente occasionali, attraverso incontri casuali e situazioni accidentali che hanno dato vita e sviluppo a ciò che noi oggi chiamiamo Missione Redentorista del Madagascar.
Protagonisti di questa straordinaria storia sono tre categorie di persone che, interagendo tra di loro, hanno permesso al Buon Dio di operare e realizzare un suo prestabilito disegno. Gli attori interpreti sono: il popolo malgascio; i missionari redentoristi dell’Italia meridionale; i laici e la loro solidarietà.
Sebbene la mia intenzione sia di occuparmi solo della solidarietà dei laici, devo necessariamente partire dal raccontare di una strana malattia infettiva che aveva contagiato i nostri eroici missionari in terra d’Africa i quali, tornando in Italia, la trasmettevano a loro volta a quanti si avvicinavano a loro, involontariamente. Non è passato molto tempo e si è scoperto che questa “strana malattia infettiva” è chiamata benevolmente Mal d’Africa, malattia filantropica ed evangelica di chi si innamora della propria missione e del Popolo che è chiamato ad evangelizzare o aiutare.
Ecco allora l’intreccio perfetto orchestrato dal Regista di questa missione e sceneggiato spontaneamente dai nostri attori protagonisti: i missionari redentoristi, contagiati dalla delicatezza del popolo malgascio, sono stati capaci di infettare i laici con questo loro piacevole malessere: il Mal d’Africa.
Il prodotto che è nato si chiama Evangelizzazione ed ognuno di questi attori è interprete protagonista nel suo specifico. Sebbene questo sia il trailer ufficiale, la trama del nostro film è comunque affascinante.
Dalla fondazione della missione al primo contagio
È il 15 ottobre del 1967 quando i missionari redentoristi dell’Italia meridionale approdano per la prima volta in Madagascar e precisamente a Tanambao, invitati dall’Arcivescovo di Diego-Suarez, monsignor J. Wolff. Dopo circa venti anni, la missione viene ancora vissuta come primo annuncio e come presenza e testimonianza di poveri tra i poveri. Nonostante l’eroicità dei nostri padri occorre ripensare alla missione per dare nuovo slancio all’evangelizzazione e per far fronte alle tantissime urgenze di un popolo bisognoso di evolversi. Occorre dare una svolta. Il successivo sviluppo della missione in Madagascar avviene anche grazie ad una evoluzione di idee e a inaspettati doni della Provvidenza che ora cercherò diraccontare.
Siamo agli inizi degli anni ottanta e l’allora Governo Provinciale, presieduto dal padre Antonio Napoletano, verifica la presenza redentorista in Madagascar anche alla luce del progetto pastorale che la Conferenza Episcopale Malgascia intende sviluppare nella propria terra, con una particolare attenzione allo sviluppo culturalee scolastico. Pertanto i Vescovi invitano anche i missionari religiosi presenti sull’Isola a ripensare la loro azione evangelizzatrice con un taglio più assistenzialistico.
Il Governo Provinciale accoglie l’invito dei Vescovi malgasci, ripensando ad una più dinamica presenza Redentorista in terra di missione, mentre in Italia viene istituito il Segretariato delle Missioni Estere, organo consultivo del Governo provinciale per analizzare, studiare e sostenere le missioni del Madagascar e dell’Argentina.
Così il p. provinciale Antonio Napoletano annuncia alla provincia religiosa la creazione del suddetto Segretariato, con la nomina del p. Giuseppe Capone come segretario. Gli altri componenti di questo primo Segretariato sono i seguenti confratelli: Giovanni Vicedomini, Vincenzo Famà, Davide Perdonò e Matteo Ergoli.
Ma già 5 anni dopo la fondazione della missione in Madagascar,quindi nel 1972, l’allora padre provinciale Salvatore Meschino nomina p. Guido Perillo quale primo procuratore della Missione del Madagascar, per sovvenire alle necessità dei confratelli missionari. Il lavoro che i pionieri della Missione hanno fatto in questi anni è importante, hanno spianato la strada, ora tutto è pronto per la rifondazione della missione. Nell’arco di pochi mesi si costituisce la prima casa redentorista nella capitale Antananarivo. Inizia il lavoro fecondo con l’evoluzione di vari progetti sia in Madagascar che in Italia e con essi l’arrivo di giovani malgasci che chiedono di diventare redentoristi.
Nel giugno del 1980, prima della rifondazione della missione, padre Vincenzo Famà, neopresbitero ordinato proprio in Madagascar, si reca a predicare la tredicina di Sant’Antonio a Sant’Eufemia d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria. Durante i giorni di predicazione il padre Famà contagia del mal d’Africa un gruppetto di persone, tra cui la signora Celestina Caruso che fonderà il “Gruppo Giovanile Missionario Parrocchia Santa Maria delle Grazie” con l’obiettivo di sostenere i missionari redentoristi in Madagascar. È il primo gruppo di laici a sostegno della nostra missione.
La primavera laica ed i pacchi di fratello Matteo
La trama di questo film inizia ad intrecciarsi. I missionari non sono più soli; la Provvidenza ha aperto un nuovo e sorprendente varco a cui si deve guardare con occhi di speranza. La Provincia Madre inizia a vedere sia una positiva espansione della missione in Madagascar che un importante contributo a sostegno della stessa, in Italia.
Ora cosa fare? Continuare o fermarsi? Ormai non ci si può fermare! La primavera è sbocciata. Un nuovo entusiasmo invita ad ulteriori processi evolutivi. Dall’Italia partono nuovi sacerdoti per incrementare e sostenere lamissione.
Il Segretariato delle Missioni Estere organizza delle iniziative per portare aiuti, morali e materiali, a sostegno dei missionari e dei poveri che iniziano ad affollare le comunità.
Nella Casa Provincializia, situata a Napoli, si iniziano a preparare pacchi, alquanto voluminosi, contenenti sia generi alimentari per sostenere sacerdoti e seminaristi che medicinali per far fronte a situazioni di malattie per la gente del posto. Questi pacchi vengono spediti via aerea in terra africana.
Fratello Matteo Ergoli, residente nella medesima comunità partenopea, viene incaricato della preparazione e della spedizione dei pacchi. Non c’è stato incarico più felice e più fruttuoso che quello affidato al nostro Fratello coadiutore, il quale non ha mai più smesso di sostenere le missioni con il continuo invio di pacchi e con unaserie di opere che oggi possiamo definire davvero profetiche.
Fratello Matteo, uomo dall’indole semplice e tenace, si è gravemente ammalato del Mal d’Africa e con la sua testimonianza riesce a contagiare tutti coloro che in qualche modo collaborano con lui e a farli innamorare dei suoi bambini, come lui stesso chiama i piccoli malgasci. Senza giri di parole e con l’onestà che tutta la provincia religiosa gli riconosce, dobbiamo dire che la solidarietà ha avuto un saldo fondamento nell’azione caritatevole di fratello Matteo.
Sul finire degli anni ottanta, inizi anni novanta, con una certa frequenza, il nostro Matteo con la talare redentorista che sventola per la rapidità dei passi che mena e trasudato, per il peso dei pacchi che trasporta, si reca all’aeroporto di Napoli per sbrigare le pratiche e spedire i pacchi. Il suo modo di fare non passa inosservato, la gioia del suo servizio coinvolge e contagia.
È così che, mese dopo mese, i dipendenti dell’ATI, allora compagnia di bandiera autonoma di proprietà dell’Alitalia, che gestiva il reparto spedizione commerciale, iniziano ad interessarsi sia dei pacchi che del Madagascar, offrendosi di aiutare per le spedizioni.
Il signor Umberto Polito, dipendente ATI, per primo offre a fratello Matteo un buono per le spedizioni di cui possono usufruire i dipendenti, semplicemente chiamato “free merci”. Nasce una vera e propria gara di solidarietà; si spediscono pacchi con sempre maggiore frequenza e a costi contenuti. Inizia così una storia di stima e di solidarietà talmente forte che ancora oggi continua.
Il signor Polito giunge al pensionamento e viene sostituito dal signor Michele Solpietro, di ispirazione comunista e di indole critica ma dal cuore d’oro, che si trova suo malgrado coinvolto nel continuare a sostenere le spedizioni. Lui, che con i preti non aveva mai pensato di collaborare, ora si lascia coinvolgere da Fratello Matteo.
Nel frattempo, sul finire degli anni novanta, l’ATI viene assorbita totalmente dall’Alitalia, i “free Merci” vengono aboliti e per continuare a sostenere le missioni, il sig. Solpietro fonda l’associazione “Friendship” che ha una duplice finalità: aiutare le missioni e sovvenire ad eventuali fabbisogni di colleghi dipendenti. Più di 150 fra operai e dirigenti decidono di aderire. Viene, quindi, trattenuto dalla busta paga un importo pari a 2500 lire.
Le somme raccolte, sufficienti al finanziamento di un progetto da realizzare in Madagascar, vengono successivamente versate, tramite il CRAL (circolo ricreativo aziendale per i lavoratori), al Segretariato delle missioni estere. Nel 2001, per varie concause, tra cui una profonda crisi societaria dell’azienda e il pensionamento del signor Solpietro, l’associazione viene sciolta ma i dipendenti dell’ATITECH, subentrata nel frattempo all’ATI, non intendono smettere di sostenere le missioni in Madagascar, dove alcuni di loro, nel frattempo, erano andati per conoscere e vedere le opere realizzate con il loro apporto.
Per continuare questa ormai consolidata collaborazione, iniziano la raccolta mensile dei ticket so buoni spesa, trasformati in aiuti da inviare in terra dimissione. Al signor Solpietro subentrano, in successione, i sigg. Antonio Manzo, Salvatore De Rosa e Antonio Panico grazie ai quali la collaborazione continua ancora oggi.
A Napoli, zona Tarsia, dove risiedeva la Casa Provincializia e dove dimorava fratello Matteo, tutti i panifici, le pizzerie e le pasticcerie del quartiere, conservavano e gli regalavano la juta dei sacchi di farina, utile per avvolgere i pacchi da inviare in Madagascar. Così un gruppo di donne volenterose affiancavano il nostro Fratello sia per la cucitura delle stoffe che per la raccolta dei beni da inviare. Nasceva così un nuovo gruppo missionario alquanto numeroso, contagiato anch’esso dal mal d’Africa.
Le scuole e il sostegno a distanza
Torniamo in Madagascar. All’onda lunga di questa nuova stagione che abbiamo chiamato rifondazione, segue una nuova fase che chiameremo: lo sviluppo delle grandi opere sociali.
Negli anni novanta, sotto la guida del padre provinciale Antonio Di Masi e con la direzione dei lavori del p. Francesco La Ruffa, si costruiscono scuole, dispensari, centri di accoglienza, alloggi per studenti e case per i missionari redentoristi. Gradualmente la missione cresce, le scuole si riempiono di bambini, i dispensari si affollano e anche le comunità religiose vengono occupate da nuovi e più numerosi sacerdoti locali.
Insieme alle tante soddisfazioni, nascono anche le prime difficoltà per appagare i sempre più crescenti bisogni primari dei bambini e degli adulti del Madagascar: salute, accoglienza e istruzione. La Provvidenza arriva ancora una volta con uno sviluppo sorprendente delle “Adozioni scolastiche”.
Ecco il racconto del p. Serafino Fiore, allora Procuratore delle Missioni Estere: “Era il 1992, un’epoca in cui le adozioni a distanza erano una sorta di “moda” in Italia. A chi mi chiedeva di poter adottare a distanza, procuravo le prime schede dalla nostra scuola di Vohemar. Ma essendo un piccolo villaggio, si trattava di un numero limitato di alunni. La mattina di un giorno che non ricordo, mi arriva una telefonata. Era il Corriere della Sera, o più esattamente il suo magazine settimanale “Sette”, che allora aveva solo pochi anni di vita. La giornalista mi fece alcune domande e tutto finì lì. Alla richiesta se facessimo adozioni a distanza, balbettai un “sì” riferendomi alle poche schede di Vohemar, ma non presagendo nulla di ciò che sarebbe capitato. Soprattutto non avevo idea della potenza dei mezzi di comunicazione e della pubblicità. Fatto sta che qualche giorno dopo, il “Sette” uscì con un reportage su quello che allora era un fenomeno, segnalando anche gli indirizzi di Istituti religiosi e Associazioni laicali che permettevano queste adozioni a distanza. Tra gli altri, c’era un piccolo box (non più di un paio di centimetri quadri!) con il nostro indirizzo delle Missioni estere di Napoli. Nel giro di una settimana mi saranno arrivate più di un centinaio di telefonate con relative richieste…”.
Lo sviluppo delle adozioni scolastiche a distanza ha dato un forte impulso al volontariato e alla solidarietà laicale.
L’idea basilare del sostegno scolastico a distanza è di una nuova cultura di vita.
Il sostegno a distanza è vissuto dall’adottante come una modalità coinvolgente di vivere la missione: è un modo semplice e naturale di donare e ricevere vita e amore, che mette in contatto diversità di culture, razza e religione e spezza un cerchio di sofferenza.
L’adozione a distanza, come ogni relazione umana, richiede “qualità” per essere autenticamente “solidale”: ecco perché, le esperienze acquisite raccontano di forti legami che si vengono a creare, nonostante le distanze, tra l’adottante e l’adottato. Questa relazione affettiva è il miglior sponsor per suscitare l’impegno di tante persone che in questi anni hanno spalleggiato le nostre missioni diffondendo e pubblicizzando le adozioni.
L’adozione a distanza è molto di più di un trasferimento di denaro, di un sostegno economico; essa contribuisce allo sviluppo psico-fisico di un bambino in età scolare e, di conseguenza, permette la crescita culturale di un Popolo, il miglioramento della qualità di vita di chi vive al sud del mondo. Inoltre genera legami anche con i sacerdoti missionari e la loro congregazione religiosa.
Gli sviluppi di questa interazione sono piacevoli da raccontare perché hanno generato rapporti di amicizia, che nonostante il passar del tempo, ancora durano e hanno creato una positiva crescita in molte famiglie che vivono l’esperienza del sostenere un bambino.
A tal proposito p. Serafino Fiore racconta: “La soddisfazione più bella? È stata quando, visitando una di queste famiglie adottanti, vedevo la foto del“loro”bambinochetroneggiavasultelevisore,confondendosiconaltre foto di famiglia. E quando ho osato ringraziare per la loro collaborazione, sono stati loro a dirmi: “Siamo noi che dobbiamo ringraziare voi, padre. Da quando abbiamo questo bambino in casa, è come se la nostra famiglia vivesse meglio; i nostri stessi bambini crescono meglio, sapendo di aiutare un fratellino tanto lontano e meno fortunato di loro”.
In questi anni il Segretariato delle missioni estere ha cercato di curare e migliorare questa interazione tra gli adottanti e i redentoristi generando nei primi il senso di aggregazione e di appartenenza alla Congregazione del Ss. Redentore.
Dagli inizi degli anni novanta ad oggi, il sostegno scolastico a distanza, nonostante varie difficoltà e momenti di crisi, non ha mai smesso di operare il bene coinvolgendo sempre più persone nel concreto sostegno dei bambini e delle scuole in Madagascar.
Il gruppo missionario di Sant’Eufemia, insieme ad altre iniziative benefiche, coinvolge parte del paese a sostenere le adozioni a distanza. La signora Celestina, ora defunta, mensilmente raccoglieva, porta a porta, i soldi per i bambini e con essi altro materiale necessario alle missioni come il sapone fatto a mano. In pochi anni il piccolo paese calabrese è riuscito a sostenere più di 100 adozioni. Nella stessa linea si muoveva anche il gruppo della parrocchia del Ss. Crocifisso di Termoli.
Il cemento e i containers
Intanto in Madagascar, si intensificano le costruzioni in cemento armato di varie strutture. Queste opere richiedono molto materiale edile che non sempre è facile reperire in loco. La spiccata sensibilità alla carità produce in Italia un rapido passaparola alla ricerca di materiale edile da donare per le costruzioni in terra d’Africa. Come per incanto, parenti di confratelli e amici degli amici offrono gratuitamente il necessario per le costruzioni: dalle mattonelle alla ferramentistica, dall’idraulica al materiale elettrico.
Ma come spedirlo? Chi può aiutarci? Ancora una volta la provvidenza si concretizza. L’idea è quella di spedire il materiale raccolto via container.
Il signor Gaetano Cicatiello, maresciallo dei Vigili del Fuoco in servizio a Napoli nonché nipote di padre Giuseppe Cicatiello, confratello di venerata memoria, offre la sua disponibilità. Insieme al padre Antonio Di Masi si adoperano per il primo carico e la spedizione del container. L’iniziativa di una cena di beneficenza ed il coinvolgimento di tutta una caserma dei Vigili del Fuoco permettono la raccolta di fondi necessari per sovvenzionare interamente la spedizione, oltre alla preparazione del carico.
Questo primo “intervento operativo” suscita nel cuore di questi amici, Vigili del Fuoco, una passione per le missioni: il “mal d’Africa”. Come angeli custodi aiutano i redentoristi nella raccolta di materiale, nelle operazioni di carico e spedizione di containers e nella realizzazione di altri progetti umanitari. Tantissimi altri containers partiranno alla volta del Madagascar e posso assicurare che la maggior parte di questi sono il frutto dalla generosa sensibilità di tanti amici e collaboratori delle nostre missioni. Il lavoro indefesso dei gruppi missionari di Sant’Eufemia d’Aspromonte e di Napoli, le indicazioni del Segretariato delle missioni estere, la passione di fratello Matteo, le spedizioni dei containers, generano una spiccata delicatezza missionaria da parte di tanti laici e di altrettanti confratelli creando una rete di solidarietà davvero invidiabile.
Nuovo secolo e nuova carità
Tra il 1999 e il 2001 il Governo Provinciale, guidato dal padre provinciale Antonio De Luca, invia altri quattro confratelli in Madagascar. L’arrivo di queste nuove forze giovani permette di riorganizzare la missione in modo più organico, a partire dalla cura per la formazione dei futuri religiosi redentoristi, passando per l’attenzione pastorale di numerosi villaggi disseminati tra la foresta e la campagna, fino l’intensificazione di opere assistenziali mirate alla promozione umana come scuole, mense, dispensari e assistenza caritativa e sociale.
Intanto il Segretariato delle missioni estere invita le comunità religiose e parrocchiali della Provincia religiosa dell’Italia meridionale a collaborare per diffondere il sostegno scolastico a distanza e per sovvenire alle richieste urgenti che giungono dalla missione. Inoltre, tutti i confratelli italiani sono invitati a recarsi in Madagascar per far visita ai missionari e conoscere le varie opere di carità che la Provincia sta sostenendo.
Molti confratelli, accompagnati da altrettanti laici, colgono l’invito e si recano nella lontana Isola Rossa. La conoscenza diretta della realtà malgascia suscita in essi una profonda affezione verso questo Popolo fragile e bisognoso di aiuto. A seguito di queste visite, infatti, una serie di progetti assistenziali e religiosi saranno realizzati. Da quel momento in poi, sacerdoti, laici, comunità parrocchiali ed associazioni varie hanno collaborato nella costruzione di Chiese, ristrutturato Cappelle disseminate nelle campagne, realizzati progetti quali perforazione di pozzi di acqua potabile, costruzione di centri di accoglienza per malati e per donne incinte ed altre opere di utilità sociale.
Padre Luciano Panella, allora Rettore del santuario di San Gerardo Maiella, istituisce una felicissima iniziativa che abbina la devozione al Santo taumaturgo e la solidarietà per le opere caritative in terra di missione. “Accendi la carità”, non è solo la vendita di una lampada da esporre sulla finestra di casa la notte del 15 ottobre, in ricordo del transito di san Gerardo, ma è soprattutto una dimensione collettiva che orienta alla generosità verso i poveri e a un senso di appartenenza al santuario e alle sue opere. Questa iniziativa induce tantissimi fedeli del giovane Santo all’interessamento e alla conoscenza delle missioni redentoriste e, successivamente, alla collaborazione solidale. Dal 2006 ad oggi l’iniziativa si è consolidata e le opere di carità del santuario si sono estese dal Madagascar verso altre realtà bisognose italiane ed estere.
Tra i tanti laici che hanno generato benessere in questa Terra voglio ricordare l’appassionata dedizione all’amore per gli ultimi di una donna, medico volontario oculista: Paola Giustiniani. Contagiata dal mal d’Africa riesce a trascinare in questa passione sia persone vicine alla comunità cristiana che persone lontane dal cristianesimo per religione ed ideologia. Paola racconta: “Dal 2006 mi reco in Madagascar, durante le mie ferie dall’ospedale, come me dico volontario oculista lavorando e condividendo un po’ la vita dei missionari redentoristi, uomini eccezionali che lottano per aiutare i poveri del luogo. Abbiamo allestito un ambulatorio oculistico, in un loro dispensario, dove visito centinaia di persone bisognose di assistenza e spesso mi reco nelle scuole sparse sul vasto territorio della Missione per fare prevenzione e per donare farmaci ed occhiali premontati, insieme ad un affettuoso sorriso e ad una appassionata speranza”.
Successivamente Paola ha dato vita a una Fondazione, il cui nome è: “Per un cielo stellato”. Si tratta di una ONLUS con lo scopo di dare aiuto ai bambini abbandonati, orfani, poveri, ammalati, emarginati e senza istruzione sia in Italia che nei paesi in via di sviluppo, ed in particolare in Madagascar.
La sua testimonianza è vivacemente presente sui nuovi media, sui blog e si concretizza attraverso l’attività letteraria realizzata in collaborazione con prestigiose case editrici come Mondadori e Feltrinelli.
Vanno assolutamente ricordati il dott. Cioffi e il dott. Maurizio Morelli, dell’ospedale dei Pellegrini di Napoli, che hanno dato un contributo significativo sul modo di avviare e gestire la solidarietà nel contesto sanitario.
Sul finire degli anni novanta e inizi anni duemila, due seminaristi redentoristi di Corato (Ba) vivono il ministero diaconale in Madagascar e restano affascinati da questa esperienza missionaria. Prima Silvestro Lafasciano, poi Filippo Strippoli, tornando nella loro parrocchia di origine, raccontano con passione la loro esperienza missionaria.
La comunità parrocchiale ascolta con interesse e la signora Concetta Mascoli, attratta dai racconti dei futuri missionari ed intenerita dai disagi che vivono i bambini malgasci, inizia un’intensa opera di carità: raccoglie fondi, si adopera per le adozioni a distanza, coinvolge i parrocchiani nella raccolta di farmaci e materiale sanitario presso le farmacie e i medici di base.
Nasce e si fortifica un nuovo gruppo missionario, che, ancora oggi, ardendo di zelo e guidati dai coniugi Giulia e Aldo Loiodice, hanno esteso la raccolta di farmaci anche verso i paesi limitrofi.
Da qualche anno, inoltre, partecipano come volontari alla raccolta dei farmaci per il Banco Farmaceutico Nazionale, assicurando una convenzione tra quest’ultimo e la ONLUS Missioni Estere Redentoriste, che può così usufruire dei farmaci raccolti.
Intanto, Silvestro e Filippo dopo le loro rispettive ordinazioni sacerdotali, sono stati missionari per vari anni nella bellissima nazione africana insieme al padre Lorenzo Gasparro originario della Calabria.
La ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale) Missioni Estere Redentoriste è stata istituita il 14 dicembre 1999 e i soci fondatori sono i reverendi padri: Serafino Fiore, Saverio Santomassimo, Antonio Di Masi, Alfonso Dell’Aglio e Francesco La Ruffa. La ONLUS è strumento necessario per regolamentare giuridicamente ed amministrativamente le finalità previste dal suo statuto e per lo svolgimento di tutte le attività di utilità sociale.
Tra le finalità dello Statuto riporto in particolare: la crescita sociale delle popolazioni povere del mondo attraverso il sostentamento alimentare, la formazione scolastica, l’assistenza medica e la realizzazione di opere di primaria importanza. Curare, inoltre, la raccolta e l’invio di tutto ciò che contribuisce allo sviluppo sociale, civile, culturale e religioso, con l’intento di inviare, in accordo con la legge italiana e straniera, offerte in denaro, medicinali, materiale didattico, strumenti di lavoro, mezzi meccanici, materiale edile e quant’altro necessario.
Una calda serata dell’estate del 2003, Gino Sorace insieme alla moglie Giovanna si recano a casa di Tonino e Laura, cognato e sorella di padre Lorenzo, per un momento di amicizia. Prima di cenare insieme, oltre a soffermarsi sulle notizie di Cittanova, comune in provincia di Reggio Calabria e loro paese di residenza, si parla di padre Lorenzo e della sua scelta di recarsi come missionario in terra d’Africa. Incuriositi dall’esperienza missionaria del neo sacerdote e affascinati dalla lontana Nazione, gli amici decidono di vedere una videocassetta dove lo stesso missionario racconta la vita e la natura del Madagascar e il sorriso e la sofferenza dei tanti bambini che affollano i dispensari medici, le mense e le aule scolastiche.
Attraverso il filmato, padre Lorenzo rivolge un accorato appello chiedendo generi di prima necessità per sfamare tante bocche, farmaci per l’assistenza sanitaria ed un frigorifero per conservare alcune medicine particolari. Gino rimane ammirato dal paesaggio e dalla natura del Madagascar ma sconvolto dai volti di quei bambini.
La notte non riesce a dormire pensando a cosa poter fare per apportare un concreto aiuto. Essendo allora Consigliere comunale, alle sette del mattino si reca a casa del Sindaco esternando i suoi sentimenti e chiedendo di finanziare almeno l’acquisto del frigorifero per le necessità espresse dal padre Lorenzo.
Il Sindaco acconsente e Gino, in un arco di sette giorni, oltre all’elettrodomestico raccoglie molto altro materiale. Per trasportare quanto raccolto e per portarlo a Ciorani di Mercato San Severino (Sa) in Campania, arrivano con un furgone il compianto padre Saverio Santomassimo allora Procuratore delle Missioni Estere e il signor Salvatore Ergoli, validissimo collaboratore.
È l’inizio di una storia di amicizia e di carità; è il coinvolgimento di Gino che lo porterà a fare esperienza diretta in Madagascar per ben due volte. È il coinvolgimento della sua terra di origine: “la Piana di Gioia Tauro”, che ancora oggi produce germogli di bene a favore dei poveri del Madagascar.
Anche nella parrocchia di Francica (VV), paese nativo del padre Lorenzo Gasparro, il parroco don Giuseppe Fiorillo, uomo dallo spirito profetico, coinvolge tutti i parrocchiani a sostenere la missione dei redentoristi in Madagascar. Sebbene un paese di poche anime, la sensibilità del parroco ed il dinamismo della signora Italia, madre del missionario, creano una rete di solidarietà che contagia piccoli e grandi, lontani e vicini, credenti e atei. La signora Italia sostiene che la preghiera e la solidarietà dei laici sono la benzina necessaria per far muovere la macchina, ossia i missionari.
In questo periodo la base logistica per la raccolta ed il carico dei container è la comunità redentorista di Ciorani di Mercato San Severino (Sa). Il Superiore della comunità, il compianto padre Giuseppe Capone, nonché segretario delle missioni estere, uomo carismatico e grande lavoratore, davanti ad un container così grande e a tanto materiale da caricare, non si scoraggia minimamente.
Per allestire il container chiede aiuto a delle persone che si trovano lì per caso, poi coinvolge un gruppo di adolescenti e di conseguenza i loro genitori. In verità, la gente di Ciorani non si lascia pregare per offrire il suo aiuto; la sua generosità è nota a tutti, tanto che da quel primo aiuto, dall’allestimento di quel container, è scoccata la scintilla della carità che ancora oggi arde con tanta fantasia e tanto calore per i bisogni del popolo malgascio e per i missionari redentoristi.
Attualmente il gruppo ha preso il nome dal beato di cui si conservano i resti in Ciorani: Gruppo Missionario Beato Gennaro Maria Sarnelli. Il gruppo comprende, oltre alla parrocchia di Ciorani, anche quella delle vicine frazioni di Carifi, Torello, San Martino e San Vincenzo. Tutti sono stati toccati dal mal d’Africa!
L’adolescente ed il consolidamento
Lo sviluppo della solidarietà in Italia cammina e si evolve con lo sviluppo stesso della missione in Madagascar. A partire dal 2008, con la guida del padre provinciale Davide Perdonò, possiamo dire che la missione vive la sua fase di consolidamento. P. Fiore così inquadra questo tempo: “L’immagine che ci viene presentata è quella dell’adolescente che da un lato si presenta con la sua energia e la sua voglia di fare e dall’altro le sue fragilità e paure. L’impegno più grande che dobbiamo assumere è quello di consolidare il lavoro svolto finora tenendo conto delle fragilità che Il presente è costretto ad affrontare. Fragilità per la crisi economica che sta vivendo l’Italia e che si ripercuote sugli aiuti. Anni fa la gente donava con più facilità, oggi le donazioni sono diventate più difficili e meno generose quindi è necessario trovare: nuove forme d’aiuto, progetti alternativi, nuove strategie, che permettano di mantenere inalterato ciò che è stato realizzato in passato… Per rivalutare e dare nuova spinta alle Missioni bisogna guardare al Direttorio come punto di riferimento e come un documento a cui attingere per un impegno sempre maggiore”.
In questi ultimi dieci anni la solidarietà non è cambiata. La passione per la Vita rimane ancorata alla generosità di tanti laici, contagiati dal mal d’Africa. La crisi economica europea e le nuove imposte doganali in Madagascar ci hanno, però, spronati a trovare nuove forme di aiuto. Nonostante la diminuzione delle offerte, la Provvidenza non si è allontanata da noi facendo sentire il suo profumo, generando ancora singoli volontari e gruppi missionari.
Era già da tempo che nel cuore di Rosario Pepe, laico impegnato della parrocchia S. Alfonso di Pagani (Sa) vibrava una domanda: come mai nella Casa dove dimora il Santo fondatore dei Missionari Redentoristi, non c’è un gruppo che si occupi degli aiuti per le missioni in Madagascar? Ogni cosa al momento giusto!
Nel 2008 fratello Matteo viene trasferito a Pagani e, senza abbandonare la sua passione per le missioni e l’amore per i “suoi bambini”, continua a raccogliere latte in polvere, medicinali e beni di prima necessità imballando pacchi da inviare via aerea.
La carità è davvero contagiosa e chi si fida di Dio può essere certo che non sarà mai solo ad evangelizzare, ci sarà sempre un Cireneo che condividerà il peso e la bellezza della missione. È così che fratello Matteo rispose silenziosamente all’interrogativo di Rosario, raccogliendo intorno a sé volontari come una chioccia i suoi pulcini e aprendo la porta ad un grande amore.
Con il gruppo di Pagani, composto prevalentemente da giovani, si realizzano nuove forme di aiuto pur mantenendo l’antica passione per i più bisognosi.
Ispirati al carisma della carità vissuto da san Gerardo Maiella, l’11 dicembre 2010 presso il Santuario di San Gerardo in Materdomini (AV), si costituisce, su iniziativa dei signori Salvatore Morra e Francesco Folgani, il gruppo laicale “Ordine Cavalieri e Dame di San Gerardo Maiella”.
Poco dopo, da questo gruppo laicale, nasce l’associazione di volontariato “In cammino con San Gerardo Maiella”. L’associazione ed il gruppo, che hanno la loro sede in Cerignola (FG), si ispirano ai principi della solidarietà umana e si prefiggono, con caratteristiche diverse, di promuovere iniziative atte a migliorare la qualità di vita personale e sociale di persone povere. Attraverso un mercatino stabile dell’usato ed altre fantasiose iniziative, l’associazione contribuisce alla realizzazione di vari progetti umanitari in Madagascar.
Altri gruppi nascono in questo periodo; alcuni hanno espresso inizialmente grande entusiasmo ma poi si sono affievoliti anche se occasionalmente continuano ad offrire un loro contributo. A questo proposito voglio menzionare i gruppi di Sinopoli (Rc), Marianella (Na), Foggia, Avellino, Santa Cristina d’Aspromonte (Rc) e Venticano (Av).
A partire dal 2011 il segretariato inizia a lavorare per la realizzazione del Direttorio del Segretariato delle Missioni Estere. Il 27 settembre 2012 il Governo Provinciale approverà il primo Direttorio delle Missioni Estere, presentato dal p. Alberto Ceneri, segretario del segretariato. Il Direttorio si apre descrivendo la natura e il compito del segretariato: “Il Segretariato delle Missioni Estere è un organo ordinario consultivo del Governo Provinciale, con compiti soprattutto di studio e di proposta. Nel caso di delega da parte del Governo Provinciale ha anche autorità esecutiva. Suo compito primario è far conoscere, promuovere, animare e sostenere l’azione missionaria ad gentes della nostra Provincia, definire i rapporti con benefattori e i gruppi missionari, programmare e realizzare interventi di solidarietà”.
Nel secondo semestre del 2013, dopo varie vicissitudini e dopo 33anni di fervente solidarietà, il primo gruppo missionario redentorista costituitosi a Sant’Eufemia d’Aspromonte (Rc) si scioglie. Pochi mesi prima, precisamente il 9 marzo, e a pochi chilometri di distanza da Sant’Eufemia, in una saletta della parrocchia, alla presenza del padre Alberto Ceneri, si costituiva ufficialmente il nuovo gruppo missionario “San Procopio Martire”.
Sembra che il Buon Dio non voglia perdere la generosità e l’ardimentosa carità del popolo di questo angolo di terra calabrese e trasferisce l’opera di solidarietà dal comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte al comune di San Procopio Martire (Rc). Il virus del mal d’Africa infetta principalmente tre amiche: Mimma Caruso, Melina Ruffo e Mimma Licari che, intenerite dalla gioia di aiutare il popolo malgascio e col permesso di don Carmelo loro parroco, radunano altri collaboratori e fondano il gruppo missionario.
Sebbene a Sant’Eufemia d’Aspromonte il gruppo si sia sciolto, il legame creatosi tra Sant’Eufemia e i missionari redentoristi è veramente forte perciò il seme della sensibilità missionaria, seminato per più di trenta anni, continua a portare frutti di collaborazione in modo diverso e con persone diverse.
A partire dal 2015, con la guida del nuovo padre provinciale Serafino Fiore, avanza un processo per consentire ai Redentoristi del Madagascar un processo di autonomia per costituirsi come Vice-Provincia, ma l’impegno dei collaboratori per sostenere i bisogni dei poveri si consolida sempre più. Il Direttorio diventa punto di riferimento per continuare l’impegno solidale, e la carità ancora contagia generando nuovi gruppi di laici a sostegno della missione.
A Teano (Ce), presso il nostro Santuario Santa Reparata, saltuaria mente si organizzavano delle raccolte destinate alle missioni, poi l’amore per i bambini del Madagascar e l’entusiasmo della signora Anna Regna hanno coinvolto diverse amiche in un cammino di formazione missionario programmando e generando iniziative sistematiche, inserite pastoralmente nell’ambito caritatevole del santuario. Dal 20 ottobre 2016 il gruppo si incontra regolarmente per momenti di amicizia e di formazione con il padre Alberto.
Anche presso la nostra comunità di Colle Sant’Alfonso, si è formato un gruppo numeroso di laici guidati dal padre Lorenzo Gasparro, nominato Procuratore delle missioni dopo il rientro in Italia. L’esperienza missionaria di padre Lorenzo e la generosità della gente vesuviana continuano a generare frutti di umanità a favore del popolo malgascio.
Nell’Avvento 2016 il segretariato organizza l’iniziativa “Dona un sorRISO”, che prevedeva il dono di un sacchetto di riso e spezie provenienti dal Madagascar in cambio di una libera offerta finalizzata alla costruzione di una scuola nel villaggio di Mahasoa. Da questa iniziativa nascono altri due gruppi ferventi di zelo a Schiavone a di Corigliano Calabro (Cs) e a Cittanova (Rc).
Il processo è sempre lo stesso: la trasmissione del virus chiamato mal d’Africa è elevato, soprattutto in presenza di una grande sensibilità umanitaria o una forte motivazione evangelica. Infatti, nelle parrocchie calabresi è bastata una semplice proposta di collaborazione per suscitare nel cuore di alcune persone un grande interesse per le opere missionarie redentoriste in Madagascar. Queste due realtà missionarie, sebbene nate da pochi mesi, hanno già mostrato un’interessante maturità collaborativa che fa ben sperare in un ulteriore sviluppo della solidarietà italiana verso il meraviglioso popolo malgascio che non sembra più tanto lontano da noi.
Il bene giova a tutti
La sapienza antica conosce bene il principio secondo cui “il bene giova non solo a chi lo riceve ma soprattutto a chi lo dona”e la solidarietà ne è la prova evidente. Questa concezione si nutre di compassione (soffrire con), di amore per l’uguaglianza, di virtù sociali e di sensibilità personale.
Pertanto la solidarietà presenta due facce: essa è organizzazione nel sociale ma anche sentimento soggettivo. Insomma, giova al bene della società ma anche al bene personale.
Solidarietà e sensibilità si fondono nel grande dono che è il volontariato. Se i missionari redentoristi hanno positivamente usufruito del volontariato finalizzato alla solidarietà e all’evangelizzazione, d’altro canto i volontari hanno soggettivamente sperimentato la bellezza della gratuità, la condivisione di valori, la responsabilità sociale, il dono della reciprocità, la dimensione collettiva ed il senso di appartenenza.
Lo sviluppo della solidarietà è stato raccontato solo dalla prospettiva di chi ne è stato in parte beneficiato. Sarebbe interessante conoscere le emozioni e i benefici dei tantissimi protagonisti di questa storia, fatta di motivazioni e di Provvidenza, di solidarietà, fratellanza, compassione, sentimenti che dovrebbero caratterizzare ogni essere umano per garantire una realtà migliore, per rendere il Sud ed il Nord del mondo una sola grande famiglia senza divari, discriminazioni sociali e religiose.
Sensibilità, solidarietà, umanità sono nobili sentimenti che appartengono al cuore dell’uomo, indipendentemente dalla religione. Essi donano all’uomo il valore che si merita! È questa la riflessione emersa anche in uno dei convegni missionari (Materdomini 2012), annualmente organizzati dal segretariato delle missioni estere con la partecipazione dei gruppi e dei singoli volontari.
Questo esercito di collaboratori, disseminati in vari angoli del nostro meridione d’Italia, si ritrova come famiglia nella realizzazione del bene comune, che non ha barriere né confini territoriali. La solidarietà è vissuta come un valore senza frontiere, senza un’etichetta religiosa, infatti l’interazione tra i missionari e i laici deve prescindere lo status religiosus. La nostra stessa esperienza racconta varie testimonianze di non credenti che, con squisita umanità, collaborano con i missionari per un mondo migliore.
I missionari redentoristi di ieri, di oggi e di domani ringraziano vivamente i pochi collaboratori citati in questo articolo e i tantissimi benefattori sconosciuti ed anonimi che, come angeli della provvidenza inviati dal cielo, ognuno nel proprio stato e secondo proprie capacità, hanno reso un servizio, un sollievo a chi è “costretto” a giacere ai margini di quella strada chiamata Madagascar. Dalle celebrazioni di questo lieto anniversario, dal racconto degli eventi fondativi e del processo evolutivo della missione, a pieno titolo emerge anche, e soprattutto, “questa storia fatta di solidarietà”.
P. Alberto Ceneri C.SS.R.
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