Luoghi e motivi d’intervento
Il luogo principale d’intervento dell’Associazione è l’isola Madagascar, uno dei paesi più poveri e sottosviluppati al mondo, dove la popolazione vive in condizioni di indigenza ed emarginazione, dedicandosi principalmente all’agricoltura e alla pesca.
Il Madagascar è uno stato situato nell’oceano Indiano, al largo della costa orientale dell’Africa. L’isola principale, anch’essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo. Ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo.
L’aggettivo associato al Madagascar (usato per indicarne la lingua nativa, le etnie e la cittadinanza) è malgascio che è la prima lingua del Madagascar, ma la popolazione parla correntemente anche il francese (a seguito del passato coloniale dell’isola).
I primi uomini a giungere sull’isola, fra 2000 e 1500 anni fa, erano probabilmente di origine indonesiana e malese.
Gli arabi iniziarono a fondare insediamenti in Madagascar intorno al X o XI secolo ed ebbero numerosi contatti con le popolazioni del luogo, e numerosi elementi della cultura malgascia (come le pratiche astrologiche degli ombiasy, o i nomi dei mesi in lingua malgascia) testimoniano di questa antica influenza.
Gli Europei vennero a sapere dell’esistenza del Madagascar da fonti asiatiche o arabe, e lo stesso Marco Polo cita quest’isola sconosciuta e misteriosa nel suo Milione.
L’isola fu poi avvistata fortuitamente da Diogo Dias, che era stato portato fuori rotta da una tempesta mentre rientrava dalle Indie diretto in Mozambico.
Successivamente, Portoghesi, Francesi e Olandesi tentarono di creare insediamenti stabili sull’isola; le malattie e l’ostilità degli indigeni si rivelarono però ostacoli insormontabili.
La popolazione è di 23 milioni di abitanti mentre il PIL pro-capite è sotto la soglia di povertà. Oltre alla denutrizione, le malattie più diffuse sono la malaria, la dissenteria, varie patologie infettive, forme virali, filariosi, epatite, tubercolosi, peste e, in alcuni villaggi, casi di lebbra.
Da segnalare che spesso le case farmaceutiche fermano la produzione dei farmaci per la cura di tali malattie perché oramai estinte nei paesi sviluppati e richieste soltanto da popolazioni con scarso potere di acquisto (così i medicinali per la tubercolosi, la filariosi e la lebbra).
Solo il 50% della popolazione ha l’accesso all’acqua potabile. La situazione è resa ancora più drammatica dalla corruzione e dal totale disinteresse della classe dirigente nei confronti della popolazione, che si manifesta in una politica di avversione e penalizzazione nei confronti degli aiuti umanitari inviati dall’estero.
Cresce il numero di persone senza fissa dimora. Anche se per il momento non ci sono statistiche precise, è evidente che la situazione è grave: intere famiglie, senza un posto dove andare, affollano le strade della capitale Antananarivo, costruendo ripari di fortuna con cartone o materiali plastici, non solo nei quartieri periferici, ma anche nel centro della città o in zone tradizionalmente benestanti.
L’estrema povertà in cui versa la maggioranza della popolazione malgascia è la causa principale del fenomeno. Stando ai dati più recenti, più del 56% si trova in una situazione di estrema povertà, in molti casi vivendo con meno di 100 Ariary al giorno, circa 3 centesimi di euro.
Solo il 20% dei malgasci ha accesso ai servizi della Cassa nazionale di previdenza sociale, un dato indicativo della spaccatura della popolazione: da un lato, poveri e nuovi poveri che aumentano sempre più, dall’altro, non manca chi accresce la propria ricchezza, con mezzi non sempre leciti.
I più colpiti dalla critica situazione in cui versa attualmente il paese sono i bambini e le donne. È a loro soprattutto che si sono diretti gli sforzi e i progetti dei missionari redentoristi e dell’Associazione da loro fondata.